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Due anni di guerra e giudizi.
Da quando è iniziata la guerra in Ucraina mi capita di sentire o leggere commenti che davvero mi fanno paura. Si, ho paura quando sento dire che non si devono più fornire armi o che si deve trovare la pace e dialogare per la pace, certo come se la pace si trovasse così facilmente per strada o da qualche altra parte. Ho paura quando la gente, o alcuni giornalisti, si mettono con il loro metro di giudizio e totalmente inesperti a misurare quali delle guerre che ci sono oggi nel mondo è più importante dell’altra. Questa è una cosa orribile! Come se un popolo ha più diritto di un altro a combattere per la propria libertà.
Nell’ultimo periodo in tanti sono diventati insofferenti verso la guerra in Ucraina, quando leggono o vedono i servizi alla TV cambiano canale o girano la pagina del giornale sbuffando: “ancora sta guerra”. Come se volessero a tutti i costi che tutto finisca al più presto possibile così vanno a dormire tranquilli: “oh bene dai nella vicina Ucraina non c’è più guerra, adesso posso farmi gli affari miei con la coscienza pulita”. Ho l’impressione che più la guerra è vicino a noi come territorio, chilometri più ci si chiude nel guscio “non voglio vedere, non voglio sentire, finitela al più presto”.
Voglio dire a quelli che gridano no alle armi, vi siete mai fermati e chiesti perché il popolo ucraino resiste ancora? Forse in questi due anni se lo avessero voluto avrebbero ceduto, no? Vi siete chiesti perché in questi due anni i soldati ucraini sono pronti a morire per la loro patria gridando “Gloria all’Ucraina!”?
Voi siete qui nelle vostre case, nei vostri letti, nei vostri bar a far aperitivi emettendo giudizi pensando di sapere tutto sull’argomento dopo aver letto un articolo chissà dove, o visto un video su Instagram. Beh, vi dico una cosa, magari è giusto se andate in biblioteca per documentarvi sulla storia, parlate con persone che vengono da quei paesi dove la Russia ha sputato per decenni, chiedete a loro perché non hanno voglia che la Russia torni a occupare e terrificare, perché fa così orrore questo pensiero. Cercate i blog dei giovani russi che coraggiosamente scrivono della tirannia del loro paese, guardate le interviste fatte per strada nelle città russe ai cittadini russi che per paura di non dire una parola sbagliata parlano della guerra con gli occhi, con lo sguardo pieno di lacrime. Informatevi con quale prezzo si paga in Russia la libertà della parola.
In questi due anni ne ho sentite davvero di tutti i colori e il cuore mi faceva e fa male. Perché nessuno di quelli che danno dei giudizi si è preso il disturbo di chiedersi semplicemente: “Perché resistono così tanto?”
Io so, io mi ricordo, io non dimentico ed io con orgoglio dico: Grazie Ucraina che ci stai salvando!
Tatiana
Amare i libri non è per tutti.
Mentre ero al mare cercando di rilassarmi sotto l’ombrellone con un libro di Danielle Steel e i miei figli facevano finta di giocare insieme, ma in realtà si buttavano la sabbia addosso come se fossero al Carnevale con i coriandoli, pensavo che da un po’ qui sul blog non parlo dei libri.
In realtà non saprei descrivere bene la mia grande attrazione e rispetto verso i libri. Forse l’ho già detto e scritto in qualche mio articolo che ho un’ammirazione immensa verso le persone che hanno scritto un libro. Quel dono formidabile, quella benedizione divina che ti fa dare vita alle tue fantasie, ai tuoi pensieri, ai tuoi desideri. Tante volte mi capita di fermarmi durante la lettura e pensare “wow, come vorrei saper esprimermi così” o “cavolo, quanto ho ancora da imparare!”. Non capita anche a voi, davanti a un libro, di sentirvi coinvolti nella vita dei personaggi fino al punto di non voler lasciare il libro, di volerlo finire subito?
Ci sono delle letture che anche dopo anni sono rimaste nel mio cuore, soprattutto i personaggi. Ci sono ambientazioni che mi affascinano e mi colpiscono fino alle lacrime. Poi ci sono storie di vita, amori, drammi che lasciano il segno. Ci sono pensieri, frasi e dialoghi che racchiudono letteralmente dei mondi.
Mi sono sempre piaciuti di più i libri rispetto ai film. Leggendo mi creo un mio mondo, le parole mi trasportano in un’immaginazione infinita che nei film si perde, perché magari trovi un attore che detesti o un’ambientazione inadatta. Ogni tanto rifugiarsi in una lettura è meglio di qualsiasi realtà fisica.
Nei giorni scorsi è stato assegnato il “Premio Strega”, un prestigioso evento letterario che premia gli autori italiani. Quest’anno ha vinto il libro “Come D’aria” di Ada D’Adamo. Per assegnare questo premio c’è una giuria che dopo aver letto i libri in gara e dopo varie valutazioni proclama il vincitore. Alla serata di premiazione era presente il nostro ministro della cultura G. Sangiuliano, che faceva parte della giuria. Nel suo intervento, dopo aver detto delle frasi fatte e scontate, dice che leggerà i libri che hanno gareggiato… Aiutooooo, ma non avrebbe dovuto leggerli prima, visto che faceva parte della giuria o ha votato in base alla copertina più bella?! La faccia di Geppi Cucciari, che lo stava intervistando, dopo aver sentito le parole del ministro era davvero sconvolgente, come anche la mia dopo aver visto il video che si trova tranquillamente su internet. Anzi io avevo anche detto “che figura di m…” e non escludo che anche Geppi l’avesse pensata così.
Vi ho raccontato di questo episodio per farvi capire che amare i libri non è per tutti. I libri non si scelgono in base all’appartenenza o al ruolo che sia ha. L’attrazione per la lettura viene da dentro, da dove inizia l’anima. Non condanno chi non ama leggere, ognuno nella sua vita sceglie le sue strade, ognuno da priorità e importanza a quello che ritiene giusto per se, e questo è da rispettare assolutamente! Però se si fa parte di una giuria per assegnare un premio letterario, il fatto di leggere i libri in gara direi che è fondamentale, la pigrizia, sei o non sei un ministro, la devi sconfiggere!
Mi piace concludere questo mio articolo con la frase di T. D’Auria “Ho conosciuto il nulla nelle grandi cose, ma ho trovato l’immenso nelle piccole cose.”
Vi lascio alcuni titoli delle mie ultime letture. Sul mio profilo instagram trovate tutti i libri che leggo con le respettive recensioni e pareri personali.
“La casa dei bambini dimenticati” di Owen Matthews.
“Un giorno d’estate” di Shari Low.
“Sangue freddo” di Robert Bryndza.
“Fino alla fine dei giorni” di Danielle Steel.
“Il gioco della vita” di Danielle Steel.
Tatiana
“Oggi non si parla del futuro. Si parla del giorno di oggi se non hanno sparato, bombardato perché non si sa domani cosa può succedere.” (intervista)
È passato un anno giusto da quando è inizita la guerra in Ucraina. Pensavo e ripensavo a come potevo dare il mio contributo per ricordare questa data. È un argomento che mi sta molto a cuore, l’Ucraina è la vicina di casa della Moldova, il mio paese, e un amico non si lascia mai in difficoltà. In questa intervista voglio dare spazio alla voce delle persone ucraine.
Conosco da più di un anno Oksana, una ragazza che viene dall’Ucraina. È nata subito tra di noi una bella amicizia, ricordo la mattina del 24 febbraio, quando è iniziata la guerra, ci siamo incontrate davanti all’asilo dei nostri bambini e ci siamo strette in un abbraccio.
Oksana dal primo giorno dall’inizio della guerra si è data da fare mandando nel suo paese aiuti umanitari di qualsiassi genere. Oggi è ancora attiva, nel suo piccolo si è presa l’incarico di aiutare 3 orfanotrofi, che si trovano sul suolo ucraino. Prepara con cura dei pacchi per quei bambini lontani dal mondo intero. Insieme a Oksana c’è Yevheniya, un’altra sua compaesana e il suo compagno Elio. Nella mattina in cui sono andata a trovarli per un’intervista erano indaffarati a sistemare delle calzine da bambino, avevano più di due sacchi enormi da smistare. Elio con tanta pazienza e attenzione faceva il suo lavoro, Oksana e Yevheniya si sono sedute vicino a me ed abbiamo cominciato a chiacchierare.
A Oksana, quando nominavo la parola Ucraina le si riempivano gli occhi di lacrime, ma la forza e l’energia che depone in quello che fa è davvero invidiabile. È un anno che si occupa di raccolte umanitarie, non si ferma mai. Ha tanta energia e forza, mi ha detto che ora quelli che sono rimasti lì a combattere, per lei sono come fratelli e sorelle.
Yevheniya, emozionata anche lei, con un orgoglio patriotico enorme mi ha parlato del suo popolo, della loro storia travagliata; invece quando le avevo chiesto qualcosa della politica diventava dura; beh, si sa, la politica è sporca, i giochi politici non portano niente di buono. I suoi parenti sono lì in zona Ternopil, città di Zbarazh.
Oksana, tu quest’estate sei tornata nel tuo paese, sei della regione di Kolomyia che è a ovest. Hai ancora lì i tuoi genitori e fratelli. Cosa hai notato come prima cosa quando sei arrivata, com’è cambiata la vita? Avevi paura quando suonavano le sirene?
“Tristezza… tutto grigio, non ho trovato più lo spirito di una volta. Però la gente è molto corraggiosa, costruisce quel poco che è nelle loro forze pur sapendo che magari domani potrà essere tutto bombardato. Ho visto mamme con bimbi piccoli nel passeggino, che mentre suonavano le sirene emanavano un coraggio che non si può descrivere. Non ho mai avuto paura mentre ero lì, le sirene suonavano anche 3/4 volte al giorno.”
Cosa ne pensate di quelli che dicono di non dare più le armi all’Ucraina? Il popolo ucraino acceterebbe una pace forzata?
Oksana: “Da una parte capisco quelli che dicono così… ma dall’altra parte con un fiore non puoi vincere la guerra. Non auguro a nessun di vivere quello che viviamo noi, popolo ucraino. C’è gente che da un anno vive senza acqua, luce, gas, gente che vive negli scantinati da 8 mesi, non vedendo la luce del sole per giorni. Una pace forzata non può esistere, tutti quegli uomini, donne, bambini morti, la pace forzata e finta, no! La pace solo quando Putin sarà sconfitto!”
Yevheniya: “Mai una pace forzata, la guerra è terribile e ti dico che la Russia è inaffidabile perché tra un anno o due o dieci inizierà tutto dall’inizio. Ti dico una citazione “non vale nemmeno la carta dove loro mettono la firma”. Nel 1994 a Budapest si era firmato un memorandum dove la Russia avrebbe rispettato le frontiere e la sovranità dell’Ucraina. Abbiamo consegnato alla Russia tutte le nostre armi, perché sul territorio ucraino c’erano le centrali nucleari, pur di avere l’indipendenza e la nostra sovranità e guardaci ora: già dal 2014 questo memorandum è stato violato”.
Insieme a Yevheniya e Elio state organizzando, raccogliendo aiuti da mandare a questi tre orfanotrofi in Ucraina. Cosa mandate?
Oksana: “I bambini la prima volta che hanno ricevuto i nostri pacchi, ricordo avevamo mandato 9 pacchi, erano molto felici. I bambini pensavano che più nessuno pensasse a loro e che nessuno più gli volesse bene. Quando hanno visto i vestiti, giocattoli ci hanno detto che avevano gli occhi che brilavanno, non potevano credere che qualcuno si fosse ricordato di loro. In questi orfanotrofi sono ragazzi dai 6 a 14 anni rimasti orfani in questa guerra. Adesso stiamo cercando magari dei computer vecchi da sistemare e mandare lì. I bambini in queste strutture dipingono, è una specie di terapia per superare e dimenticare. Quando sono negli scantinati quando suonano le sirene, cantano così riescono a non pensare alla guerra che c’è sopra le loro teste. Cerchiamo di mandare vestiti, scarpe, dolci, prodotti di cancelleria, materiale per dipingere.”
Yevheniya: “Quando raccolgo i vestiti li lavo con cura, li stiro, voglio che arrivino a loro cose belle, si devono sentire amati. Ma poi lì non hanno tempo, ma neanche la possibilità, di lavare le cose; i vestiti che arrivano devono essere pronti all’uso. Lo faccio davvero con molto sentimento, sono molto attenta e ci metto molta cura perchè sono bambini.”
Come vive la gente nei territori dove è la linea rossa della guerra? Senza luce, acqua potabile, gas? Per esempio l’acqua da dove la prendono?
Yevheniya: ” L’acqua la prendono dai pozzi, se ci sono, adesso che è inverno sciolgono il ghiaccio, la neve. Poi ci sono anche volontari che portano l’acqua potabile. Per esempio a Bakhmut i volontari erano molto importanti ma ultimamente anche loro fanno fatica ad entrare in città. Per entrare in città hanno bisogno di un permesso speciale, perchè si combatte tanto e i militari ucraini, sapendo che ci sono in giro i volontari, hanno paura di colpire qualcuno. Invece con questi permessi speciali, sanno chi è entrato in città e chi è uscito o se manca qualcuno all’appello. Si fa tutto per la sicurezza delle persone, perchè i combattimenti sono strada per strada, condominio per condominio.”
Quando chiamate i vostri parenti in Ucraina, parlano del futuro?
Yevheniya: “No, oggi non si parla del futuro. Si parla del giorno di oggi se non hanno sparato o bombardato, perché non si sa domani cosa può succedere.”
Ascoltare queste due donne mi ha fatto pensare molto, non c’è rabbia nella loro voce solo tanto orgoglio patriottico e voglia di essere d’aiuto per quelli rimasti in Ucraina. Oksana poi mi ha fatto sentire un’intervista dal fronte di questo soldato, Alessandro, che viveva insieme alla sua famiglia qui in Italia, ma una volta scoppiata la guerra è tornato a proteggere la sua terra. Alessandro racconta che quando va casa per casa nelle città dove si combatte si scrive delle cose sulle mani, come un promemoria. Di cosa ha bisogno la gente: medicine, cibo o nomi di persone che stanno cercando. Mi ha colpito una frase di Alessandro e non la posso dimenticare: “Devo vivere perché domani devo portare cibo e medicine alle persone. Non posso morire…”
Oggi anche le donne ucraine hanno voglia di combattere, nelle città si stanno organizzando dei corsi per donne così anche loro possono proteggere la propria terra! Le donne ucraine che tanto hanno subito in questo anno terribile di guerra!
Oksana mi ha fatto vedere anche le candele artigianali che stanno preparando per mandare ai soldati sul fronte. Ne hanno già mandate più di mille. Per preparare queste candele usano scatolette di alluminio, cartone e cera.
Ho passato la mattina del 24 febbraio insieme a queste due donne che nel loro piccolo fanno tanto! La loro dignità ed il loro coraggio fanno capire perché l’Ucraina non si è arresa, perché nessuno può portarti via la tua terra e la tua casa, anche se quel qualcuno è più forte e più grosso. L’amore per la propria patria può sconfiggere qualsiasi mostro!
Se avete voglia di contribuire, anche con poche cose, come vestiti, giocattoli, pennarelli o qualsiasi altra cosa, Oksana e Yevheniya saranno felici di raccogliere tutto. Non lasciamo quei bambini nell’indifferenza, siamo umani e possiamo tutto, basta avere voglia e coraggio.
Tatiana
Il potere delle parole.
Succede a volte che le parole girano per la mente, nell’anima, per tutto il corpo come se fossero delle api stordite in fuga. Le parole girano, ti danno il tormento, non si vogliono allineare in fila per dare sfogo libero a un pensiero. Di giorno fai tranquillamente le tue cose e all’improviso loro si affacciano alla tua porta chiedendo di essere sentite. Il tormento è talmente forte che per settimane non sono riuscita a scrivere nulla qui sul blog. Mi piace ascoltare le parole, mi piace quando riesco ad usarle, mi piace donarle agli altri e leggerle nei libri. Oggi, direbbe qualcuno, siamo pieni di parole. Una volta, penso ai tempi dei miei nonni, le persone erano di poche parole, quando si diceva qualcosa era detto con talmente tanta verità e senso che quello ti bastava per una vita intera. Oggi invece siamo circondati di parole dette con leggerezza tante volte sui social, in TV, alla radio o nei vari podcast. Si danno per scontato i detti, non si valorizzano più i pensieri e i libri. Cadiamo quasi in banalità se vogliamo usare parole corrette e gentili, ormai per essere ai tempi con la vita moderna scarabocchiamo e insultiamo il nostro linguaggio, trasformiamo le parole e le usiamo solo per ferire, insultare o deridere.
Mi piace leggere le parole, mi piace quando mi accorgo quanto mi arrichisco e quanto mi perdo via pensando, leggendo, annalisando, amando un libro!
Mi piaciono le parole!
Rimango sbalordita e incantata quando trovo libri che mi colpiscono in pieno petto e mi lasciano senza fiatto. Negli ultimi mesi ho avuto la fortuna del lettore, mi sono imbatutta sono in letture sconvolgenti! Sapete qual’é la mia parte preferita quando lego un libro? Quando chiudo il libro dopo che l’ho abbia finito. Mi perdo per giorni a pensare alla trama, sopratutto ai personaggi, all’ambientazione e anche al messaggio che lascia il libro che ho appena finito di leggere. Ci sono dei libri che sconvolgono fino alle lacrime, libri che vorresti che non finiscano più, letture che ti fanno sentire parte di quello che stai leggendo, come se sentissi/annusassi l’aria che stanno respirando i personaggi. E’ incredibile il mondo che si crea dentro di me e abbandonarsi a esso! Quando mi capitano letture del genere mi accorgo quanto invidio gli autori. Ditemi se non è una benedizione avere il dono di creare mondi e storie che ti fanno innamorare, volare, spezzare il cuore ma allo stesso momento donare ossigeno. Ammiro moltissimo gli autori o le autrici che usano le parole per spiegare la vita, per spiegare che la vita è fatta di mille volti. Lo fanno con talmente tanta semplicità e naturalezza che finisci per capire quanto potere hanno le parole usate al modo giusto. Ecco, si, alla fine quando si trovano autori del genere si capisce che si trova un tesoro. Vi lascio qualche nome degli autori che vorrei al meno una volta incotrare e fare una sola domanda: “Come sono riusciti a domare le parole creando opere straordinarie come le loro?”
Tiffany McDaniel, Paolo Cognetti, Valèrie Perrin, Guzel’ Jachina, Marco Balzano.
Ma ce ne sono moltri altri ancora.
Immaginate solo per un momento quanto potere ha ognuno di noi dentro di se. Se solo imparassimo ad usare le parole giuste quanti litiggi, guerre finirebbero. Non avremmo bisogno di nient’altro, ne di scudi, ne di armi solo della nostra bocca, anima e buon senso.
Ecco oggi sono riuscita ad allineare le parole, forse erano mature al punto giusto per far nascere questo articolo. Mi piaciono le parole, alla fine, con la loro semplicità si possono creare tanti mondi.
Vi lascio i nomi di alcuni libri che ho letto. Spero che vi lasciano dentro un mondo profondo e sconvolgente come lo hanno fatto con me.
“Sul lato selvaggio” di Tiffany McDaniel
“L’estate che sciolse ogni cosa” di Tiffany McDaniel
“La ladra di parole” di Abi Darè
“Chiamami col tuo nome” di Andrè Aciman
“Resto qui” di Marco Balzano
Buona Lettura!
Tatiana
Il mondo diventerà mai un posto sicuro per una donna?(intervista)
Immagine dal web
Qualche settimana fa una mia amica mi mandò un messaggio dicendomi che è stata vittima di tentata aggressione sessuale. Ricordo che mentre leggevo il suo sms mi sentivo sotto shock. Al TG o sui giornali, purtroppo, quasi ogni giorno leggiamo notizie che raccontano delle violenze che subiscono le donne. Ma quando una persona che conosci viene aggredita su una strada che percorri anche te, allora tutto intorno ti sembra spaventoso.
Ho letto il suo sms un sacco di volte e volevo mandarle un messaggio di conforto ma non trovavo le parole giuste. Quale sono le parole giuste in questi casi? Come puoi tranquillizzare una persona che ha subito un trauma del genere?
Fin da bambina, ricordo che avevo un sentimento forte di ribellione verso il mondo maschilista. Anche se nella società in cui sono nata non esisteva una cultura, un’educazione della parità di genere, sempre nel mio piccolo ho condannato i pregiudizi verso il mondo della donna. Dei pregiudizi davvero idiota e medievali: “le donne non possono guidare perché guidare è solo da maschi” , “se qualcuno ti aggredita era colpa tua perché vuol dire che eri troppo provocante”, “una donna se sta seduta in un bar a bere qualcosa è una poco di buono”. Non parliamo poi come ho dovuto lottare negli anni dell’università contro dei professori maschilisti e pieni di strafottenza.
Perché noi donne dobbiamo sempre giustificare il nostro abbigliamento o corpo? Perché qualcuno si sente libero di fischiarci dietro o addirittura aggredirci?
Ho chiesto alla mia amica di lasciarmi una piccola intervista per il mio blog. Penso che anche in realtà piccole come questo blog si debba dare spazio a temi così importanti! Soprattutto oggi quando guardandoci intorno si ha la sensazione che il mondo vada tutto storto!
Cosa è per una donna subire un’agressione fisica, una tentata violenza sessuale?
– Credo che sia l’azione più brutta che una donna possa subire. Sapere che un uomo si possa prendere certe libertà per soddisfare una propria esigenza con egoismo. È una sconfitta per il mondo femminile!
Il giorno dopo l’aggressione cosa ti ripetevi o dicevi a te stessa?
-Mi dicevo perché a me? Mi domandavo se era successo veramente, la mente cercava una giustificazione. Mi domandavo se sarebbe successo lo stesso se non avessi indossato un vestito corto e tacchi…
Ti sentirai mai sicura per strada d’ora in poi? Che messaggio vuoi lasciare qui per i lettori del blog?
-No purtroppo! La mia vita ora sarà segnata per sempre da questo episodio. Sto già riscontrando ansie e pensieri quando nella quotidianità mi trovo a camminare da sola per strada! Vorrei dire di denunciare, di parlare e di non tenersi tutto dentro! Di circondarsi di persone care e soprattutto di non sentirsi in difetto!
Grazie alla mia amica per aversi confidata con me, grazie che ha trovato parole piene di coraggio per dare coraggio a tutte noi altre donne!
Mi piace pensare che leggendo questo articolo ogni lettore si possa fermare per pensare al mondo che lo circonda!
A tutte le Donne voglio dedicare la poesia di Alda Merini “Quelle come me”. Poesia che quando l’avevo letta un po’ di anni fa per la prima volta sembrava che appartenesse alla mia anima da tutta la vita.
“Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l’anima, perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti, anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano, tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre e quando smettono d’amare è solo perché piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno quello di essere amate per ciò che sono e non per ciò che si vorrebbe fossero.
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai, sono caduti nel dimenticatoio dell’anima. Quelle come me vorrebbero cambiare, ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo.
Quelle come me urlano in silenzio, perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore, perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio, non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso, purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate, ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita, rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti e che tu non hai voluto…”
Tatiana