“Oggi non si parla del futuro. Si parla del giorno di oggi se non hanno sparato, bombardato perché non si sa domani cosa può succedere.” (intervista)

È passato un anno giusto da quando è inizita la guerra in Ucraina. Pensavo e ripensavo a come potevo dare il mio contributo per ricordare questa data. È un argomento che mi sta molto a cuore, l’Ucraina è la vicina di casa della Moldova, il mio paese, e un amico non si lascia mai in difficoltà. In questa intervista voglio dare spazio alla voce delle persone ucraine.

Conosco da più di un anno Oksana, una ragazza che viene dall’Ucraina. È nata subito tra di noi una bella amicizia, ricordo la mattina del 24 febbraio, quando è iniziata la guerra, ci siamo incontrate davanti all’asilo dei nostri bambini e ci siamo strette in un abbraccio.

Oksana dal primo giorno dall’inizio della guerra si è data da fare mandando nel suo paese aiuti umanitari di qualsiassi genere. Oggi è ancora attiva, nel suo piccolo si è presa l’incarico di aiutare 3 orfanotrofi, che si trovano sul suolo ucraino. Prepara con cura dei pacchi per quei bambini lontani dal mondo intero. Insieme a Oksana c’è Yevheniya, un’altra sua compaesana e il suo compagno Elio. Nella mattina in cui sono andata a trovarli per un’intervista erano indaffarati a sistemare delle calzine da bambino, avevano più di due sacchi enormi da smistare. Elio con tanta pazienza e attenzione faceva il suo lavoro, Oksana e Yevheniya si sono sedute vicino a me ed abbiamo cominciato a chiacchierare.

A Oksana, quando nominavo la parola Ucraina le si riempivano gli occhi di lacrime, ma la forza e l’energia che depone in quello che fa è davvero invidiabile. È un anno che si occupa di raccolte umanitarie, non si ferma mai. Ha tanta energia e forza, mi ha detto che ora quelli che sono rimasti lì a combattere, per lei sono come fratelli e sorelle.

Yevheniya, emozionata anche lei, con un orgoglio patriotico enorme mi ha parlato del suo popolo, della loro storia travagliata; invece quando le avevo chiesto qualcosa della politica diventava dura; beh, si sa, la politica è sporca, i giochi politici non portano niente di buono. I suoi parenti sono lì in zona Ternopil, città di Zbarazh.

Oksana, tu quest’estate sei tornata nel tuo paese, sei della regione di Kolomyia che è a ovest. Hai ancora lì i tuoi genitori e fratelli. Cosa hai notato come prima cosa quando sei arrivata, com’è cambiata la vita? Avevi paura quando suonavano le sirene?

“Tristezza… tutto grigio, non ho trovato più lo spirito di una volta. Però la gente è molto corraggiosa, costruisce quel poco che è nelle loro forze pur sapendo che magari domani potrà essere tutto bombardato. Ho visto mamme con bimbi piccoli nel passeggino, che mentre suonavano le sirene emanavano un coraggio che non si può descrivere. Non ho mai avuto paura mentre ero lì, le sirene suonavano anche 3/4 volte al giorno.”

Cosa ne pensate di quelli che dicono di non dare più le armi all’Ucraina? Il popolo ucraino acceterebbe una pace forzata?

Oksana: “Da una parte capisco quelli che dicono così… ma dall’altra parte con un fiore non puoi vincere la guerra. Non auguro a nessun di vivere quello che viviamo noi, popolo ucraino. C’è gente che da un anno vive senza acqua, luce, gas, gente che vive negli scantinati da 8 mesi, non vedendo la luce del sole per giorni. Una pace forzata non può esistere, tutti quegli uomini, donne, bambini morti, la pace forzata e finta, no! La pace solo quando Putin sarà sconfitto!”

Yevheniya: “Mai una pace forzata, la guerra è terribile e ti dico che la Russia è inaffidabile perché tra un anno o due o dieci inizierà tutto dall’inizio. Ti dico una citazione “non vale nemmeno la carta dove loro mettono la firma”. Nel 1994 a Budapest si era firmato un memorandum dove la Russia avrebbe rispettato le frontiere e la sovranità dell’Ucraina. Abbiamo consegnato alla Russia tutte le nostre armi, perché sul territorio ucraino c’erano le centrali nucleari, pur di avere l’indipendenza e la nostra sovranità e guardaci ora: già dal 2014 questo memorandum è stato violato”.

Insieme a Yevheniya e Elio state organizzando, raccogliendo aiuti da mandare a questi tre orfanotrofi in Ucraina. Cosa mandate?

Oksana: “I bambini la prima volta che hanno ricevuto i nostri pacchi, ricordo avevamo mandato 9 pacchi, erano molto felici. I bambini pensavano che più nessuno pensasse a loro e che nessuno più gli volesse bene. Quando hanno visto i vestiti, giocattoli ci hanno detto che avevano gli occhi che brilavanno, non potevano credere che qualcuno si fosse ricordato di loro. In questi orfanotrofi sono ragazzi dai 6 a 14 anni rimasti orfani in questa guerra. Adesso stiamo cercando magari dei computer vecchi da sistemare e mandare lì. I bambini in queste strutture dipingono, è una specie di terapia per superare e dimenticare. Quando sono negli scantinati quando suonano le sirene, cantano così riescono a non pensare alla guerra che c’è sopra le loro teste. Cerchiamo di mandare vestiti, scarpe, dolci, prodotti di cancelleria, materiale per dipingere.”

Yevheniya: “Quando raccolgo i vestiti li lavo con cura, li stiro, voglio che arrivino a loro cose belle, si devono sentire amati. Ma poi lì non hanno tempo, ma neanche la possibilità, di lavare le cose; i vestiti che arrivano devono essere pronti all’uso. Lo faccio davvero con molto sentimento, sono molto attenta e ci metto molta cura perchè sono bambini.”

Come vive la gente nei territori dove è la linea rossa della guerra? Senza luce, acqua potabile, gas? Per esempio l’acqua da dove la prendono?

Yevheniya: ” L’acqua la prendono dai pozzi, se ci sono, adesso che è inverno sciolgono il ghiaccio, la neve. Poi ci sono anche volontari che portano l’acqua potabile. Per esempio a Bakhmut i volontari erano molto importanti ma ultimamente anche loro fanno fatica ad entrare in città. Per entrare in città hanno bisogno di un permesso speciale, perchè si combatte tanto e i militari ucraini, sapendo che ci sono in giro i volontari, hanno paura di colpire qualcuno. Invece con questi permessi speciali, sanno chi è entrato in città e chi è uscito o se manca qualcuno all’appello. Si fa tutto per la sicurezza delle persone, perchè i combattimenti sono strada per strada, condominio per condominio.”

Quando chiamate i vostri parenti in Ucraina, parlano del futuro?

Yevheniya: “No, oggi non si parla del futuro. Si parla del giorno di oggi se non hanno sparato o bombardato, perché non si sa domani cosa può succedere.”

Ascoltare queste due donne mi ha fatto pensare molto, non c’è rabbia nella loro voce solo tanto orgoglio patriottico e voglia di essere d’aiuto per quelli rimasti in Ucraina. Oksana poi mi ha fatto sentire un’intervista dal fronte di questo soldato, Alessandro, che viveva insieme alla sua famiglia qui in Italia, ma una volta scoppiata la guerra è tornato a proteggere la sua terra. Alessandro racconta che quando va casa per casa nelle città dove si combatte si scrive delle cose sulle mani, come un promemoria. Di cosa ha bisogno la gente: medicine, cibo o nomi di persone che stanno cercando. Mi ha colpito una frase di Alessandro e non la posso dimenticare: “Devo vivere perché domani devo portare cibo e medicine alle persone. Non posso morire…”

Oggi anche le donne ucraine hanno voglia di combattere, nelle città si stanno organizzando dei corsi per donne così anche loro possono proteggere la propria terra! Le donne ucraine che tanto hanno subito in questo anno terribile di guerra!

Oksana mi ha fatto vedere anche le candele artigianali che stanno preparando per mandare ai soldati sul fronte. Ne hanno già mandate più di mille. Per preparare queste candele usano scatolette di alluminio, cartone e cera.

Ho passato la mattina del 24 febbraio insieme a queste due donne che nel loro piccolo fanno tanto! La loro dignità ed il loro coraggio fanno capire perché l’Ucraina non si è arresa, perché nessuno può portarti via la tua terra e la tua casa, anche se quel qualcuno è più forte e più grosso. L’amore per la propria patria può sconfiggere qualsiasi mostro!

Se avete voglia di contribuire, anche con poche cose, come vestiti, giocattoli, pennarelli o qualsiasi altra cosa, Oksana e Yevheniya saranno felici di raccogliere tutto. Non lasciamo quei bambini nell’indifferenza, siamo umani e possiamo tutto, basta avere voglia e coraggio.

Tatiana

2 Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *